La Società Civile in Azerbaigian: lo stato dell’arte
Dall’indipendenza del 1991, l’Azerbaigian ha intrapreso cambiamenti notevoli nell’ambito sociale. Negli anni più recenti, il rafforzamento dei canali di cooperazione tra le Organizzazioni di Società Civile (CSO) ed entità governative hanno contribuito soprattutto ad un incremento dei finanziamenti disponibili e ad una maggiore advocacy. Infatti, le possibilità di ricevere fondi pubblici si sono ampliate, così come la volontà di rappresentanti del governo di discutere le politiche anche con membri delle CSO. Inoltre, il numero crescente di meccanismi statali di supporto alle attività sociali, ha segnato il 2020 come “l’anno del volontariato” in Azerbaigian.
Sebbene il numero di CSO sembra aumentare, in un’ottica più generale, le CSO in Azerbaigian, che ad oggi contano più di 4500 enti, operano in un ambiente difficile per la loro sostenibilità. In particolare, il processo di acquisizione di uno stato legale e la conseguente possibilità di accedere ai finanziamenti, soprattutto stranieri, sono sottoposti all’autorizzazione delle autorità che tendono ad assumere criteri di selezione poco normati e spesso discrezionali, influenzati dalla missione o dal fondatore dell’Organizzazione stessa. Il settore rimane dunque contagiato dalle percezioni dei singoli agenti, anziché dai loro propositi. Infatti, alle associazioni collegate a temi dell’opposizione, come prigionieri politici o corruzione, viene sostanzialmente impedito il coinvolgimento nelle attività sociali. Diverse sono le Organizzazioni rifiutate dal Ministero della Giustizia a causa di difformità ricorrenti nei documenti, anche se la Corte Europea dei Diritti Umani riconosce tali disposizioni come violazioni alla libertà di associazione. Nonostante il governo abbia fornito strumenti per la diffusione di istruzioni per effettuare la registrazione, consulenze legali per familiarizzare con le regole, non sembrano esserci al momento miglioramenti significativi in questi ambiti.
In generale, gli ostacoli sono costituiti dalle barriere legali ed amministrative e i conseguenti accessi ristretti ai fondi sia esteri che domestici (la maggior parte dei quali non sono a lungo termine, quindi sfavoriscono un planning strategico). Concludendo, la sostenibilità e capacità organizzativa delle CSO in Azerbaigian rimangono limitate, soprattutto nelle regioni periferiche rispetto alla capitale, anche se le CSO sembrano comunque crescere nel tempo. Tra le CSO in Azerbaigian, le ONG rivestono un ruolo particolare per l’ambiente in cui operano. Il prossimo articolo approfondirà le loro sfide.
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Nota sull’autrice: Elena Marinoni, 21 anni, sta per concludere il ciclo di Laurea in “Philosophy, International Studies and Economics” all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Diplomata al Liceo Linguistico D.G. Fogazzaro di Vicenza. L’approccio poliedrico dei suoi studi arricchisce la visione della realtà che la circonda, cosa che ha potuto allenare anche durante un semestre di Erasmus ad Ankara, la capitale turca e durante un anno di studi in Honduras in quarta superiore. La sua curiosità la spinge a ipotizzare l’avvio di buone pratiche di collaborazione tra Paesi diversi, ispirandosi al bene comune.