Il dono è per tutti, il fundraising no!

E va beh, quando ce vo’, ce vo’!

Ma si, perché dobbiamo sfatare l’idea che chiunque in qualunque situazione possa fare fundraising. Non è vero.

E guardate bene, che non lo dico solo io, perchè quest’anno ho deciso di dire qualcosa fuori dal coro, lo dice la nostra esperienza. Lo dicono i dati che abbiamo raccolto in oltre venti anni di lavoro con tutti i tipi di organizzazioni non profit, a tutte le latitudini (italiane), in tutti i settori di intervento ed attività.

Se fosse vero che tutti possono fare fundraising, allora perché non lo fanno? E ancora, perché in alcune situazioni non particolarmente dissimili da altre, le cose hanno funzionato e in altre non hanno funzionato?

Ecco quando quest’anno abbiamo cercato una risposta alla domanda “cosa abbiamo imparato dal 2024?” la risposta, in sintesi, è quella che sta nel titolo di questo breve scritto e che ora proviamo a spiegare meglio.

Primo pensierino: il dono riguarda in maggior parte le persone, non in modo assoluto, perché chiaramente anche una organizzazione profit o non profit può attivarlo e fare o ricevere una donazione, ma comunque sia, ancorché di forma collettiva, comunque alla testa di un qualsiasi soggetto ci sta e ci stanno le persone.

Il fundraising invece, in modo inversamente proporzionale rispetto al dono, ha a che fare soprattutto con le organizzazioni che lo mettono in atto. Certo anche le persone singolarmente possono fare fundraising per esempio i personal fundraiser, qualsiasi attività decidano di esercitare.

Secondo pensierino: il dono è genetico, sia nelle persone che nelle organizzazioni non profit (io penso che sia insito anche in tutte le altre organizzazioni sia di primo che di secondo settore, ma questo è un altro discorso e magari ci scriveremo sopra qualcosa in un altro momento).

Il fundraising no, non è innato, il fundraising se lo vuoi fare, ti devi dar da fare, non è naturale, è antropico.

Se usassimo un’immagine: il dono è un paesaggio naturale, il fundraising è un paesaggio antropico.

Se una persona vuole donare, lo pensa e poi lo fa. Punto. Non c’è nulla e nessuno che glielo possa impedire e non serve altro che la volontà di farlo.

Se invece un’organizzazione (o anche una persona) vuole fare fundraising, quindi sollecitare la partecipazione ad un progetto o ad una causa attraverso il dono, ci pensa, si deve organizzare, lo deve comunicare, deve realizzare delle attività, poi deve ringraziare…e avanti di questo passo.

Capito dove sta la differenza? Il fundraising, così come il peopleraising, per essere fatto e magari per essere pure efficace, ha bisogno di alcune condizioni che invece il dono non richiede.

Ecco perché il dono è per tutti e il fundraising no, ma lo può essere a certe condizioni.                                     

Le condizioni necessarie sono sostanzialmente tre, sempre rispetto alla nostra esperienza:

  1. Conoscerlo, conoscere il fundraising, conoscere che esiste un insieme di principi e tecniche che sviluppano relazioni durature nel tempo con i donatori (vuol dire leggere, studiare, fare formazione, mettere il naso fuori dal guscio…c’è tanta formazione in giro di grande qualità anche gratuita e/o costi ragionevoli);
  2. Decidere di farlo, essere convinti e proattivamente desiderosi di intraprendere un cammino di apertura verso nuovi pubblici e facilitarne la partecipazione, che vuol dire condividere la responsabilità, le gioie, i successi e anche gli insuccessi … e diciamo in una qualche misura cedere un pochino di potere (ma questo è un altro capitolo su cui forse un giorno scriveremo qualcosa);
  3. Avere il coraggio di investire, ancora una volta le persone che abitano le organizzazioni dovrebbero, allocando risorse su queste attività, rendere possibili nuovi risultati. Senza investimento, non c’è risultato. Per attivare i donatori siano essi di tempo, denaro, idee, relazioni…è necessario prima investire, sia risorse umane che economiche. Per esempio, per prendersi cura dei donatori di tempo, serve almeno tempo e anche denaro. Idem per i donatori in senso ampio.

Se volete approfondire le condizioni necessarie al fundraising le potete trovare nel videopodcast novità di quest’anno.

Di seguito invece trovate i dati aggregati e generati dai clienti che abbiamo accompagnato da settembre 2023 a settembre 2024 attraverso i nostri percorsi di consulenza e formazione. È vero che i risultati quantitativi non sono tutto, ci sono anche quelli qualitativi e molti altri indicatori di successo, ma a colpo d’occhio, anche quest’anno, vogliamo valorizzare quanto abbiamo attivato nelle comunità insieme alle persone che hanno approfondito che cos’è il fundraising, hanno deciso di farlo e sono stati abbastanza coraggiosi da investire!

Senza questo intervento, queste risorse si sarebbero spostate dai donatori ai beneficiari?

A queste persone che vivono le organizzazioni che si attivano in modo sistematico ed etico con il fundraising, va il nostro più GRANDE RINGRAZIAMENTO, perché è solo grazie a persone come loro che le nostre comunità possono essere dei luoghi dove è più desiderabile vivere, per tutti!

Visto cosa può accadere se si creano le condizioni per far andare al proprio posto tutti i pezzi del puzzle?

Il dono è un grande strumento, che può funzionare anche da solo, il fundraising ha la capacità di amplificare le potenzialità del dono moltiplicandole e così facendo permette di attivare risorse umane ed economiche che altrimenti sarebbero utilizzate solo in piccola parte e invece sappiamo che ci sono moltissime persone che hanno la necessità che questo accada, ne va della qualità della loro vita, e a volte della loro vita stessa.

Quindi, il dono è per tutti, il fundraising no, ma lo può essere se…. E questo dipende anche da te.

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